L’indebitamento delle PMI italiane: cause, effetti e prospettive
L’indebitamento delle PMI italiane: cause, effetti e prospettive
Le piccole e medie imprese (PMI) sono il motore dell’economia italiana, rappresentando il 99,9% delle imprese attive e il 67,7% del valore aggiunto. Tuttavia, le PMI italiane hanno affrontato negli ultimi 10 anni una serie di sfide che hanno minato la loro competitività e la loro solidità finanziaria, in un contesto di crisi economica, stagnazione della domanda interna, aumento della concorrenza globale e digitalizzazione.
Le cause dell’indebitamento delle PMI italiane
Uno dei principali fattori che ha determinato l’indebitamento delle PMI italiane è stato il calo del credito bancario, che è passato da 210 miliardi di euro nel 2010 a 171 miliardi nel 2019, registrando una contrazione del 20%. Questo fenomeno è stato causato da una maggiore selettività delle banche, che hanno aumentato i requisiti patrimoniali e le garanzie richieste alle imprese, e da una minore domanda di finanziamenti da parte delle PMI, che hanno preferito autofinanziarsi o ricorrere ad altre fonti di capitale.
Un altro elemento che ha contribuito all’indebitamento delle PMI italiane è stata la scarsa redditività, dovuta alla riduzione dei ricavi, alla pressione sui margini, alla bassa produttività e alla limitata capacità innovativa. Secondo i dati di Cerved, il margine operativo lordo (EBITDA) delle PMI italiane è sceso dal 10,9% nel 2010 al 9,4% nel 2019, mentre il tasso di crescita annuo medio dei ricavi è stato dello 0,4%, inferiore alla media europea del 2,2%. Inoltre, le PMI italiane hanno investito meno delle loro controparti europee in ricerca e sviluppo (R&S), pari allo 0,6% del fatturato nel 2019, contro l’1,3% della media UE.
Infine, un’ulteriore causa dell’indebitamento delle PMI italiane è stata la crisi pandemica del 2020-2021, che ha provocato una forte contrazione dell’attività economica, una riduzione della domanda e una maggiore incertezza. Per far fronte alla situazione emergenziale, il governo italiano ha introdotto diverse misure di sostegno alle imprese, tra cui garanzie pubbliche sui prestiti, moratorie sui debiti e sussidi a fondo perduto. Queste misure hanno permesso alle PMI di accedere a liquidità aggiuntiva, ma hanno anche determinato un aumento del loro indebitamento, che è passato dal 66,9% del capitale netto nel 2019 al 74,2% nel 2020.
Gli effetti dell’indebitamento delle PMI italiane
L’indebitamento delle PMI italiane ha avuto degli effetti negativi sia sul piano microeconomico che macroeconomico. Sul piano microeconomico, l’indebitamento ha ridotto la capacità delle PMI di investire in innovazione, digitalizzazione, internazionalizzazione e formazione del personale, compromettendo la loro competitività e la loro crescita futura. Inoltre, l’indebitamento ha aumentato il rischio di insolvenza e di fallimento delle PMI, soprattutto quelle più fragili e vulnerabili, con conseguenze negative sull’occupazione e sul tessuto sociale.
Sul piano macroeconomico, l’indebitamento ha limitato la capacità delle PMI di contribuire alla ripresa economica, alla creazione di valore aggiunto e alla generazione di entrate fiscali. Inoltre, l’indebitamento ha esposto il sistema finanziario italiano a un maggiore rischio di contagio e di instabilità, in caso di deterioramento delle condizioni economiche o di aumento dei tassi di interesse. Infine, l’indebitamento ha implicato un aumento del debito pubblico, che è salito dal 134,8% del PIL nel 2019 al 155,8% nel 2020, rendendo più difficile il rispetto degli obiettivi di bilancio e delle regole europee.
Le prospettive per le PMI italiane
Per affrontare la sfida dell’indebitamento e migliorare la competitività delle PMI italiane, sono necessarie delle azioni coordinate a livello nazionale ed europeo, che coinvolgano le istituzioni pubbliche, il sistema bancario, le associazioni di categoria e le stesse imprese. Tra le possibili azioni, si possono individuare le seguenti:
- Favorire la ristrutturazione e la rinegoziazione dei debiti delle PMI, attraverso strumenti come il credito d’imposta, la conversione in capitale, la cessione del credito o il concordato preventivo, al fine di ridurre il peso del servizio del debito e di migliorare la sostenibilità finanziaria delle imprese.
- Sostenere la trasformazione e la diversificazione delle PMI, incentivando gli investimenti in innovazione, digitalizzazione, sostenibilità, qualificazione delle risorse umane e accesso ai mercati internazionali, al fine di aumentare la produttività, la redditività e la competitività delle imprese.
- Promuovere la crescita e la aggregazione delle PMI, facilitando l’accesso a fonti alternative di finanziamento, come il venture capital, il private equity, il crowdfunding o il minibond, al fine di aumentare il capitale proprio, la dimensione e la capacità di attrarre talenti e competenze delle imprese.
- Rafforzare il ruolo e la responsabilità delle PMI, incoraggiando la diffusione di una cultura manageriale, di una governance trasparente e di una rendicontazione sociale e ambientale, al fine di migliorare la reputazione, la fiducia e la relazione con gli stakeholder delle imprese.
In conclusione, le PMI italiane hanno dimostrato di avere una grande capacità di resilienza e di adattamento di fronte alle crisi, ma devono affrontare il problema dell’indebitamento per poter cogliere le opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dal Next Generation EU, i principali strumenti di finanziamento europei per la ripartenza post-pandemica. Solo così le PMI potranno tornare a essere il motore della crescita e dello sviluppo dell’Italia.
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